La prima campagna di Alessandro Michele per Valentino

Un’esplorazione cinematografica di Roma e Valentino nel tempo. Si presenta così la prima campagna firmata da Alessandro Michele per la maison che segue il debutto in passerella tenutosi in occasione dell’ultima Paris Fashion Week. 

Per accompagnare l’arrivo della collezione Resort 2025 nelle boutique dopo l’inaspettata presentazione avvenuta lo scorso giugno, lo stilista romano ha infatti collaborato con il leggendario fotografo britannico Glen Luchford dando vita al cortometraggio “Avant les Débuts”. 

“In ogni esercizio di trasloco c’è una casa che si lascia e una nuova in cui si decide di dimorare. Parliamo di un rito in cui, contemporaneamente, si abbandona qualcosa e si prende qualcos’altro. C’è il distacco e la presa, il congedo e l’accoglienza. È in questo delicato passaggio di rivisitazione memoriale che ho provato a reimmaginare la maison Valentino a partire da quel luogo mitico che è palazzo Mignanelli, sede storica del brand. Il portone di questo antico palazzo romano diventa, nella mia trasposizione onirica, il varco di accesso a una casa popolata da una umanità eccentrica, disinibita, eclettica. È un convivio dell’umano che celebra l’arte della festa. Avevo bisogno di un linguaggio cinematografico per raccontare questa nuova casa. Cercavo una patina che rievocasse la Roma del cinema, con la sua aura e i suoi toni così iconici. Volevo che il risultato sembrasse davvero il frammento di un film in cui l’atmosfera dionisiaca di un baccanale dell’antica Roma rivivesse nello splendore degli anni settanta, arrivando a contaminare il nostro presente. Un presente inattuale, disallineato, anacronistico e per questo estremamente contemporaneo.”

Alessandro Michele, direttore creativo di Valentino

Il video al centro dell’advertising inizia davanti alla porta d’ingresso del mitico palazzo Mignanelli, che diventa il portale di un mondo di ricca ispirazione dove figure definite come “artisti mondani, regine del glamour e affascinanti ereditiere” vivono in un dialogo simbolo dell’anima vibrante e libertaria della capitale. 

Si respira dunque un fascino immortale e magnetico punteggiato da paradossi, momenti di sorpresa ed echi del passato. È un omaggio alla Città Eterna e alle sue ammalianti contraddizioni, con un’estetica sospesa tra il neo-realismo di Luchino Visconti, il simbolismo visivo di Ingmar Bergman e il realismo magico di Federico Fellini. Il sacro e il profano, la bellezza e la decadenza, l’aristocrazia e il grottesco.