Prima o poi capita a tutti di trovarsi nella situazione in cui si deve scegliere, per forza di cose, un elemento fondamentale: il nome. A prevalere è sempre l’indecisione, indipendentemente che si tratti dei propri figli, di un nuovo cucciolo appena adottato o di un vero e proprio progetto. Ebbene sì, anche prodotti ed edifici dovranno pur essere chiamati in un qualche modo e trovare quella parola che sarà per sempre assegnata indissolubilmente alla propria creazione è forse tra i compiti più difficili in cui un progettista si possa imbattere. E dal momento che il nome può ricoprire un ruolo determinante nel successo di un progetto, allora ecco che la sua definizione non può essere lasciata al caso.
A fornirci uno degli esempi più rappresentativi di ciò, è sicuramente IKEA. Anche se impiega parole come FÄRGRIK, DVALA e FJÄLLSTA, ovvero semplici termini della lingua svedese, i suoi prodotti sono impressi nella nostra memoria soprattutto per i nomi che vediamo stampati sui cartellini nel momento in cui stiamo valutando se acquistarli o meno. A dirla tutta, questo fenomeno si è così diffuso che, anche quando ci capita di leggere una qualsiasi parola svedese, il nostro pensiero va sempre lì, a IKEA. Il lessico del colosso svedese, infatti, rappresenta uno degli elementi più riconoscibili del brand e ciò non è frutto di coincidenze.
Tutto nasce dalla dislessia di Ingvar Kamprad, il fondatore di IKEA, che per ricordarsi i prodotti decise di abbandonare codici e sigle a favore dell’utilizzo di parole comuni, e arriva ad oggi, dove questa pratica è curata da uno specifico team di esperti. Quest’ultimi fanno affidamento a un database che, attingendo alla lingua svedese, raccoglie tutti i vocaboli e si assicura di eliminare quelli che in altre lingue risulterebbero offensivi, per evitare sfortunati inconvenienti nei centinaia di punti vendita sparsi in tutto il mondo.
Successivamente il team assegna i nomi ai prodotti seguendo precise logiche consolidate nel tempo. Infatti, ogni categoria di articoli, tranne alcune eccezioni, trae i propri nomi da specifici campi. I tessuti per il letto, per esempio, utilizzano termini provenienti dal mondo della botanica, proprio per questo coperte e federe si chiamano come fiori e piante. Per le librerie, invece, si ricorre spesso ai nomi propri di ragazzi svedesi, come per la celebre Billy, così chiamata in riferimento all’impiegato di IKEA Billy Liljedahl. E gli arredi per il giardino? In questo caso sono le isole scandinave a prestare i propri nomi a tavolini e sedie da esterno.
Qualcosa di simile avviene per gli articoli da bagno, che sono battezzati con nomi di laghi del territorio svedese e che sono stati protagonisti di una geniale campagna pubblicitaria promossa dall’ente Visit Sweden volta alla valorizzazione del proprio territorio.
Altra iniziativa memorabile legata ai nomi di prodotti IKEA è quella di IKEA Norvegia che, in seguito al boom di nascite registrato nel 2021, ha messo a disposizione un elenco dei più popolari nomi usati per i propri arredi da cui i neogenitori potessero trarre spunto per trovare il nome perfetto per i propri figli.
Divertente è stata anche l’idea dell’azienda di sostituire i nomi dei prodotti con le più frequenti ricerche su Google relative a problemi di relazione. Ecco che un tavolo con specchio diventa ironicamente “Il mio amico parla solo di sé stesso”.
Per i più curiosi che volessero approfondire il mondo alle spalle di questa curiosa nomenclatura, Lars Petrus ha realizzato “The IKEA Dictionary”, una vasta raccolta online dei nomi utilizzati da IKEA in cui a ogni parola è associata una breve spiegazione del significato o della sua etimologia.