Liberato è ancora interessante?

Da cinque anni a questa parte il 9 maggio significa una sola cosa: LIBERATO. Il cantante e producer napoletano senza volto è infatti riuscito a diventare, nel corso di un periodo di tempo abbastanza limitato, una vera e propria icona per gli ascoltatori di tutta Italia. Questo è accaduto grazie a un approccio estremamente peculiare alla musica, che univa gli stilemi della canzone napoletana, declinata all’interno del canone pop contemporaneo, guardando alle forme migliori di produzione artistica internazionale. 

Il risultato è stato enorme e rapidissimo, centinaia di migliaia di ascolti ad ogni pezzo e milioni di views ai video che ciclicamente venivano pubblicati. Anche l’aspetto video è stato centrale per lo sviluppo del personaggio LIBERATO, che tramite la collaborazione con il regista Francesco Lettieri, non solo ha dato forma al suo immaginario, ma è anche riuscito a svecchiare gli stereotipi su Napoli, portandoli nel qui e ora. Si può dire che LIBERATO sia stato un contrappunto perfetto per tutta quella musica che stava guardando a “Gomorra” come punto di riferimento estetico e visuale. Mentre in tanti attingevano a piene mani dall’immaginario uscito dalla penna di Saviano, lui invece riprendeva un mondo più classico, più scontato per certi versi, riuscendo a rinfrescarlo, rendendolo godibile e accessibile a tutti, soprattutto a chi non vive Napoli. È così che lo ha calato nella contemporaneità. 

La sua magia ha così continuato a espandersi attraverso progetti sempre nuovi e sempre fortunati: come per esempio il suo primo disco ufficiale, o la colonna sonora di “ULTRAS” (film Netflix diretto da Francesco Lettieri); senza contare il grande successo dei tour in giro per l’Italia, con poche date ma sempre sold out, dove ha ottenuto risultati che molti artisti non riescono ad avere in una vita di carriera. E adesso però a quasi cinque anni dalla sua prima uscita si possono incominciare a tracciare dei primi bilanci su questo percorso, e l’occasione nasce dall’uscita del suo nuovo disco “LIBERATO II”, fuori il 9 maggio – quindi poche settimane fa – e che può essere una buona cartina di tornasole per provare a ragionare attorno a uno dei progetti più interessanti degli ultimi anni. 

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“LIBERATO II” è un lavoro che presenta quanto di buono abbiamo imparato a conoscere dell’artista napoletano, e che tuttavia lascia in sospeso la sensazione che sì, il disco è bello e interessante, però è un po’ sempre lo stesso film. Nonostante siano passati diversi anni e molte canzoni, sembra di essere sempre rimasti all’interno dello stesso spazio, ma se fino a un paio di anni fa tutto questo era comunque interessante, perché surfava l’onda buona della novità e di un periodo di rinascita discografica dove qualsiasi proposta che usciva dal seminato, era quasi rivoluzionaria – e LIBERATO per la discografia italiana è stato un cigno nero – ora “LIBERATO II” rientra in quei progetti che qualche anno fa ci sembravano incredibili e a cui ora guardiamo forse con occhio più stanco. 

La canzone d’amore neomelodica con produzioni di livello, che attingevano all’elettronica e alla musica urban pop contemporanea, aveva infatti avuto un grandissimo impatto, però quel ramo ad oggi sembra un po’ più secco di quanto appariva un paio d’anni fa, e quindi diventa necessario attingere da altre fonti, che tuttavia al momento non appaiono visibili. Legittimamente uno potrebbe anche rispondere, che si può anche proseguire con l’idea avuta all’inizio, senza reali necessità di cambiarla, dal momento che, comunque, questo disco come il precedente sta girando molto bene, anche perché numerosissimi artisti hanno un’idea buona e su quella costruiscono un’intera carriera (poco tempo fa abbiamo per esempio parlato di Future e Pusha T, due artisti che, in modo diverso, hanno preso una strada e la stanno seguendo nel bene e nel male), però c’è modo e modo di creare un percorso del genere, e questo secondo disco di LIBERATO non aggiunge nulla rispetto a ciò che già sapevamo dell’autore ne a livello di ricerca di produzioni, ne a livello di testi. Non che non sia godibile, intendiamoci, però non ci sono guizzi, non c’è quell’effetto sorpresa che aveva da sempre caratterizzato i progetti di LIBERATO, e che nel bene e nel male avevano reso la sua figura così mitica. Più interessanti invece i nuovi video di Francesco Lettieri, che attingono ad un immaginario ancora una volta diverso: prima Napoli, poi la nostalgia di Capri, ora i palazzi del 700 e 800. E quindi anche solo per il cambio di ambientazione, e di immaginario, appare tutto nuovo.

Per concludere, questo nuovo progetto di LIBERATO, al di là della comunque alta qualità, non riesce a incidere come altre volte aveva già fatto. Che questo sia solo un pit stop prima di una nuova svolta artistica, o il primo segnale di una risacca artistica, questo solo il tempo ce lo dirà. Per ora rimaniamo in sospeso nell’attesa di vedere cosa riserverà il futuro e cosa sarà in grado di tirare fuori dal cilindro, uno degli artisti comunque più interessanti della musica italiana.