L’architettura del Base Camp Matterhorn

È il 2014 e in un paesaggio soggetto a condizioni atmosferiche estreme, composto prevalentemente da rocce e ghiaccio, spuntano alcune piccole strutture che insieme danno forma a quello che da subito appare come un insediamento futuristico.

Si tratta del Base Camp Matterhorn, un’installazione architettonica effimera realizzata per attrezzare temporaneamente l’area posta a 2.880 metri di altitudine sul versante nord del Cervino e affacciata sul territorio svizzero di Zermatt. Il progetto è opera di Selina Walder e Georg Nickisch, duo di architetti svizzeri che, dopo aver consolidato la propria formazione a fianco di figure come Valerio Olgiati e Peter Zumthor, hanno aperto uno studio che si è spesso occupato di architetture ad alta quota. 

Per il Base Camp Matterhorn, infatti,  Walder e Nickisch sono stati chiamati a ideare una soluzione adatta ad ospitare gli scalatori mentre la baita Hoernli Hutte era chiusa per rinnovarsi in vista delle celebrazioni del 150° anniversario della prima ascensione sulla vetta. Nascono così 25 capsule abitative destinate al pernottamento, a cui si aggiungono 4 strutture più ampie adibite a luoghi comuni, che nell’insieme formano un accampamento progettato per mantenere intatto il paesaggio anche dopo essere stato smantellato.

Gli abitacoli richiamano lo sviluppo triangolare tipico di una tenda, un archetipo formale che gli architetti reinterpretano attraverso una struttura minimale in alluminio, rigida e particolarmente adatta a scaricare sulla propria base le forze applicate dal vento. Ogni unità è sollevata da terra per evitare il contatto con la fredda superficie rocciosa del sito di installazione e, nonostante si presenti come un guscio impenetrabile, garantisce l’accesso attraverso una porta ampia e robusta.

A differenza dell’esterno, l’ambiente interno è accogliente e a misura d’uomo. Qui trovano spazio una pavimentazione in legno, su cui appoggiare i materassini per la notte, e un secondo strato di materiale applicato alle pareti composto da tessuto impermeabile.

Il risultato complessivo è un piccolo villaggio dal sapore high-tech che, con forme rigorose e superfici riflettenti, si distanzia nettamente dai più tradizionali rifugi e bivacchi, tanto da essere stato definito da molti un pop up hotel alpino.