Muoversi all’interno degli aeroporti può diventare un’esperienza labirintica e disorientante per chi cerca di districarsi tra controlli e regole, terminal e gate. Presi dal timore di perdere il volo che dovrebbe portarci a una vacanza da sogno, infatti, il nostro passaggio all’interno di queste complesse e intricate strutture necessita di un giusto sostegno. Per evitare che prendere un volo equivalga a una passeggiata nel peggiore dei gironi infernali, dunque, arrivano in nostro soccorso dei veri e propri sistemi di segnaletica, degli apparati comunicativi di cui gli aeroporti si dotano per guidare in ogni loro spostamento i viaggiatori e che svolgono un ruolo così fondamentale da aver portato noti designer grafici a cimentarvisi nel corso del tempo.
Il progetto più iconico e ben riuscito è sicuramente quello realizzato nel 1972 per l’aeroporto di Francoforte da Otl Aicher, uno dei più conosciuti grafici tedeschi passato alla storia per aver sviluppato l’immagine dei Giochi Olimpici di Monaco dello stesso anno. A seguito della commissione del progetto, Aicher elaborò un eccellente sistema di wayfinding, arricchito da ben 95 pittogrammi per comunicare ai viaggiatori qualsiasi informazione potesse servirgli. Queste piccole illustrazioni sfruttavano stilizzazioni di persone, oggetti e spazi di colore nero su fondo bianco, con un grado di semplificazione tale che fu capace di definire un linguaggio visivo ad oggi ancora presente in numerosissimi contesti quotidiani.
Anche lettere, forme e colori assumevano precisi significati secondo una logica che oggi potrebbe apparire scontata, ma che al tempo era una vera novità. Blu per ciò che è inerente al traffico aereo, verde per i servizi secondari (bagni), rosso per i comportamenti vietati e bianco per gli esercizi commerciali come negozi e ristoranti. Ciò, insieme a un attento e strategico posizionamento delle indicazioni negli ambienti interessati, rese l’aeroporto di Francoforte uno dei più efficienti e avanzati al mondo.
Il designer tedesco, però, ebbe anche l’occasione di lavorare ad altri progetti nel campo dei trasporti aerei, come dimostra il progetto delle linee guida per l’apparato grafico dell’aeroporto di Monaco di Baviera. In questo caso decise di studiare i caratteri tipici del territorio circostante, così da sviluppare un progetto unico e insieme contrastare una tendenza all’uniformità e all’omologazione che si stava diffondendo. Da ricordare, infine, è la brand identity sviluppata per Lufthansa tra il 1962 e il 1963. Il logo, che tutti conosciamo, è un condensato di rigore e professionalità, valori chiave della compagnia aerea tedesca che viene rappresentata, sempre con l’immancabile pulizia del segno propria del designer tedesco, da un ibrido tra un aereo e un uccello.
Ci dobbiamo spostare a Parigi, invece, per incontrare l’operato del designer Adrian Frutiger che venne coinvolto nel progetto dell’aeroporto Charles de Gaulle nel 1968. Il compito era quello di creare un carattere tipografico per la segnaletica e Frutiger rispose con un lavoro impeccabile, che non solo divenne uno dei grandi classici della tipografia, ma venne usato anche per altre realtà come la rete autostradale svizzera e svariati ospedali.
Qualche anno prima, nel Regno Unito, i due graphic designer inglesi Margaret Calvert e Jock Kinneir, dopo il lavoro svolto sulla segnaletica del Gatwick Airport, vennero chiamati a progettare una nuova identità per l’aeroporto di Glasgow. Il logo realizzato nel 1964, con frecce incrociate che puntano verso l’esterno, non può lasciare indifferenti gli appassionati di streetwear e sneakers, molti dei quali potrebbero rivederlo sui propri capi firmati Off-White.
Un esempio di wayfinding aeroportuale più recente si trova in Giappone. All’interno del Narita International Airport, PARTY ha completato il terminal 3 con una vera e propria pista da corsa che guida e indirizza i flussi dei viaggiatori tra arrivi e partenze. Si tratta certamente di un sistema di segnaletica diverso da quelli diffusi in tutti gli aeroporti, decisamente più eccentrico e invasivo, ma che risulta comunque un’ottima idea per risolvere il problema dell’orientamento sfruttando il tema delle Olimpiadi.