Cosa ci fa un cubo d’oro nel bel mezzo di Central Park? È un miraggio o è realtà?
Probabilmente è questa la tipologia di domande che sono balenate nella testa dei newyorkesi quando, nella giornata di ieri, passeggiando per il polmone verde della Grande Mela, si sono sorprendentemente imbattuti in un vero e proprio cubo d’oro, appoggiato per terra al centro di un viale pedonale e circondato da qualche traccia di neve lasciata dalle perturbazioni degli scorsi giorni. Ovviamente non si tratta di un’apparizione magica, men che meno di qualche desiderio esaudito di un broker di Wall Street che vuole definitivamente sbancare. Dietro a questo caso singolare, inaspettato e folgorante c’è Niclas Castello, un artista tedesco che grazie al suo cubo ha convogliato nelle ultime 24 ore tutta l’attenzione mediatica su di sé e sulla sua operazione artistica.
Castello, nato nella Germania dell’Est nel 1978, è un artista contemporaneo che affonda le proprie radici sia nel contesto socio-culturale in cui è cresciuto, sia nelle più importanti sperimentazioni artistiche della seconda metà del Novecento. Il Muro di Berlino e figure come il genio della Pop Art Andy Warhol, insieme al grandioso Jean-Michel Basquiat, sono dunque le sue principali reference attorno alle quali ha definito la propria cifra stilistica sin dalla fine degli anni ’90. Il mix di Neoespressionismo, PoP Art, Street Art e scultura ha ben presto generato interesse attorno all’artista, tanto da essere stato scoperto da Arleen Schloss, conosciuta artista e curatrice della scena newyorkese. Niclas Castello, tuttavia, è prevalentemente noto per i suoi “cube paintings”: opere che, sorpassando i confini tra pittura e scultura, vedono come protagonisti dei dipinti che assumono valenza scultorea una volta accartocciati e inseriti all’interno di box in plexiglas trasparente. Curiose, inoltre, sono le elaborazioni svolte su veri e propri estintori, capaci di diventare tele bianche sulle quali l’artista pone di volta in volta illustrazioni nel suo stile o loghi dei maggiori brand di lusso noti al grande pubblico.
Ma veniamo al cubo d’oro, la sua ultima opera esposta pubblicamente ieri per un brevissimo lasso di tempo (dalle 8 di mattina alle 16 del pomeriggio) proprio nel cuore di New York. Un cubo d’oro: niente di più, niente di meno. Il volume squadrato e perfetto, 186 kg di oro 24 carati, 50 cm di lato con spessore di 63 mm per un valore che si aggira attorno agli $11.7 milioni, è stato fuso in Svizzera e trasportano a NY come inizio di un’operazione ben più ampia. Castello, infatti, ha in programma, per il prossimo 27 febbraio, di rilasciare degli NFT insieme a una propria moneta virtuale chiamata Castello Coin, che è stata inoltre sfruttata per finanziare l’onerosa e preziosa opera fisica.
Il cubo, dunque, da un lato vuole vivere come opera a sé stante – o per lo meno, così è come è stata comunicata dall’artista con conseguenti dubbi sollevati da autorevoli testate giornalistiche come il The New York Times – dall’altro ricopre il ruolo di calamita d’attenzioni mediatiche congeniali, ovviamente, a quanto deve ancora venire per l’artista. L’opera, da questo punto di vista, ha certamente funzionato sia in loco che sui social dato che, in breve tempo, attorno a sé ha raggruppato numerose persone che con curiosità hanno scrutato da vicino la purezza e la lucentezza di un materiale che, in quelle quantità, non si vede tutti i giorni. E, ancora di più online, il cubo ha fatto rapidamente il giro del mondo, andando incontro anche ad una discreta vitalità su Instagram, grazie forse alla più rapida fruizione dei contenuti che gioca sempre più sui colpi di scena che sul contenuto.
Dopo la sua apparizione all’aria aperta, il cubo d’oro di Niclas Castello, è stato il protagonista di un evento privato tenutosi presso il Cipriani di Wall Street, dove ha presenziato lo stesso artista già visto durante il corso della giornata anche in Central Park, mentre, per quanto riguarda il futuro dell’opera, l’unica cosa sicura è che questo enorme ammasso d’oro, per volontà di Castello stesso, non verrà battuto all’asta. In merito alla sua valenza e notorietà nel panorama artistico, invece, sarà tutto da vedere: se, come molti sostengono, si è solamente trattato di una breve e intensa esposizione mediatica, allora siamo sicuri che ce ne dimenticheremo presto.
A un destino simile, però, non sono sicuramente andate incontro altre opere d’arte in oro che, nel corso del tempo, hanno letteralmente fatto la storia e che vale la pena citare. La più recente, esposta proprio a NY, è del 2016 e si intitola “America”. Questo nome forse vi dice poco, ma se parliamo del water d’oro 18 carati di Maurizio Cattelan, allora qualche ricordo vi salterà subito alla mente. Esposto per la prima volta al Guggenheim Museum di NY, è forse l’opera a cui tutti pensiamo quando si sente parlare di arte e di oro. Capace di creare scalpore in vero stile Cattelan, il preziosissimo wc era realmente utilizzabile da tutti coloro che ne avessero avuto bisogno durante la visita al famoso museo della collezionista americana, oppure, cambiando punto di vista, obbligava i visitatori a recarsi in bagno per poterlo “ammirare”. Anche Jeff Koons con il suo Michael Jackson and Bubbles del 1988 – che rientra nel filone kitsch della produzione dell’artista americano – ha realizzato un’opera che è ha lasciato il segno per il suo contenuto pop, tanto quanto per la sua estetica esagerata ed esasperata proprio grazie all’utilizzo dell’oro applicato sulla porcella. Infine, ricordiamo le sperimentazioni di Lucio Fontana che hanno sfruttato questo prezioso elemento e le celeberrime e incantevoli immagini di uno dei protagonisti della Secessione Viennese, Gustav Klimt.