Non c’è da stupirsi se nella nostra quotidianità ci imbattiamo prevalentemente in oggetti d’arredo che sembrano non fare altro che adempiere alle funzioni per cui sono stati progettati. A meno che ci troviamo eccezionalmente all’interno di abitazioni curate da un gusto ricercato, infatti, è raro interfacciarsi con prodotti che si distaccano con evidenza da quelli più comunemente diffusi. Un letto, prima di tutto, deve riuscire a soddisfare il fisiologico bisogno di sonno e uno specchio è importante che riesca a restituirci l’immagine anche nella fretta di uscire di casa la mattina, facendo sì che ogni altro suo aspetto passi poi in secondo piano. L’estetica, il costo, la firma di un designer, sono tutti elementi che inevitabilmente influenzano l’acquisto di un prodotto anche se, in realtà, per far girare una routine frenetica quello che conta è che gli oggetti funzionino bene. Questa necessità dell’utile, però, non ha di certo limitato le menti creative di alcuni progettisti che, nel corso della storia, hanno deliberatamente scelto di sfruttare gli arredi anche come mezzo per veicolare messaggi, valori ed emozioni. Ettore Sottsass Jr, indiscusso maestro del design del XX secolo, ci ha da sempre abituati ad un approccio di questo tipo e, all’interno della sua produzione, i “Mobili Grigi” non solo emergono per l’affascinante aura che emanano, ma mettono in mostra efficacemente il proprio contenuto concettuale.
Per comprendere a pieno tutto quello che riguarda la provocatoria collezione di arredi di cui stiamo parlando, dobbiamo prima delineare alcuni tratti peculiari della personalità che è dietro alla loro ideazione. Figlio dell’architetto Ettore Sottsass senior, Ettore Sottsass Jr (d’ora in poi semplicemente Ettore Sottsass) si forma e muove i primi passi della sua carriera nel campo professionale del padre. Occupare un posto nello studio d’architettura di famiglia, però, non coincide appieno con le aspirazioni del giovane Sottsass che, da sempre, si è dimostrato anche un fervente intellettuale e creativo a tutto tondo. Da qui la scelta di prendere una propria strada, spostando il suo contributo progettuale su una scala decisamente inferiore agli edifici, quella dei complementi d’arredo. È in questo campo creativo che Sottsass diventa uno dei migliori paladini della progettazione intesa come comunicazione al di là della materia, riuscendo di volta in volta a caricare di significato i suoi oggetti capaci di trasmettere messaggi. Tale approccio antifunzionalista viene poi rafforzato dai numerosi viaggi da cui il designer assorbe la cultura del luogo, la natura degli abitanti e le loro usanze, un insieme di elementi che, rielaborati dalla sua creatività, troveranno posto soprattutto nei prodotti più noti. Basti pensare, per esempio, all’influenza che l’India ha avuto sulla produzione degli anni ’80, durante i quali gli arredi del periodo del celebre gruppo Memphis, tra cui spiccano pezzi dall’imponenza di totem come la libreria Carlton, traggono dalla cultura e dalla vita indiana l’importanza dei colori e la loro vitalità.
I “Mobili Grigi”, sebbene ancora privi della forza dirompente delle palette cromatiche accese e vibranti orientali, impiegano il colore, o per meglio dire l’assenza di colore, sempre per trasmettere sensazioni e ricreare precise atmosfere. Questa collezione di arredi, infatti, precede gli sviluppi cromatici degli anni ’80 e dimostra, in altri termini, come la direzione di Sottsass per una progettazione antifunzionalista avesse già raggiunto una completa maturità sin da un decennio prima. È con tale intenzione comunicativa che nel maggio del 1970 Sottsass e una divisione di Poltronova presentano la controversa collezione all’“Eurodomus 3” (l’antenato del Salone del Mobile di Milano) attraverso un allestimento che, senza alcun dubbio, possiamo considerare di pari importanza ai prodotti messi in mostra. Si trattava di uno spazio lasciato in penombra all’interno del quale erano stati disposti i complementi d’arredo che, in uno stretto dialogo con il luogo asettico circostante, contribuivano alla creazione di un’atmosfera metafisica e al generarsi dell’impressione di trovarsi in un luogo al di fuori del tempo e dello spazio. Caratteristica peculiare dei “Mobili Grigi”, infatti, è che, oltre ad essere prodotti in fiberglass, spesso comprendevano fonti d’illuminazione al neon che, con una varietà di colorazioni, determinavano gli unici punti luce dell’allestimento.
Il letto Elledue (testata luminosa rosa), l’armadio Bicinque (neon giallo), il mobile angolare Unisex (neon arancioni), lo specchio Ultrafragola (neon rosa), lo scaffale a tre ripiani Essetre, il tavolo Aromatico, la sedia Malatesta, il portadischi o portariviste Piquattro e le lampade Bruco e Cometa, sono tutti i pezzi che Sottsass progettò con l’intento di arrivare alle persone in maniera destabilizzante e profonda come lui stesso dichiara: “In una stanza bisogna mettere quanti più Mobili Grigi possibili…A questo punto, la persona si sentirà praticamente soffocata da un grigio, brillante, scivolamento geologico di plastica…si sentirà completamente isolata da tutto ciò che è fuori dalla stanza”. Un’esperienza trascendentale quella che il designer vuole indurre attraverso dei comuni oggetti domestici ma che, tramite i tondeggianti e rigonfi volumi del materiale grigio completamente liscio e lucido, che sembra uscire dalle pareti e dal pavimento, insieme a un’illuminazione che scaturisce direttamente da essi, sorprendentemente smuove e colpisce i visitatori. I “Mobili Grigi”, in realtà, non ebbero fortuna dopo la loro presentazione, in primis perché suscitarono reazioni di rifiuto e incomprensione nella critica, poi perché caratterizzati dal colore che al tempo era il meno commerciale di tutti. Prodotti in pochissimi esemplari, quindi, i mobili, come il letto Elledue, vennero presto accantonati anche a fronte di alcuni tentativi di commercializzazione attraverso nuove scelte di colori visivamente più leggeri. Posto che Sottsass non mirava a un successo di mercato ma a un progetto più nelle corde di un’installazione artistica, la collezione fu di fatto un fallimento poiché l’unico pezzo ancora oggi prodotto da Poltrona è lo specchio Ultrafragola, una delle icone del design che, nella attuale vita dei social, non smette di apparire all’interno di fin troppe pagine Instagram.
Ad oggi i “Mobili Grigi” ci rimangono soprattutto grazie allo shooting fotografico che Alberto Fioravanti realizzò proprio in occasione dell’allestimento del 1970 e che, ancora una volta, insiste sulla portata comunicativa degli arredi grazie alla presenza di piccole “tracce umane”, come mani e gambe, che emergono come alienati indicatori di vita all’interno delle stanze dell’allestimento. Sicuramente si potrà auspicare alla rinascita di un interesse delle nuove generazioni per questa intrigante parentesi della produzione di Sottsass, come dopotutto dimostrano la scelta di Frank Ocean di farsi ritrarre sdraiato sul letto Elledue o il ruolo dello specchio Ultrafragola sui social, ma questo non permetterà di certo una diffusione dei grigi e luminosi pezzi d’arredo che, per la rarità raggiunta, nelle occasioni di vendita vengono battuti all’asta a cifre esorbitanti che possono superare le centinaia di migliaia di euro.