“Senza tempo” vuol dire essere svincolato da una contestualizzazione definita tra un inizio e una fine – tra due istanti precisi e indiscutibili – e si dà il caso che una proprietà di questo tipo l’abbiano fatta propria tutta quella vasta gamma di pezzi di design del Novecento che, sin dalla loro uscita, si sono impressi nella storia per non lasciarla mai più, confermandosi come indiscussi Dei nell’olimpo del progetto d’autore. In alternativa, potremmo usare il termine “atemporale”, anche se rimarrebbe comunque una definizione ottenuta a partire dalla negazione del tempo, il che ci aiuta a capire compiutamente come singoli arredi e prodotti industriali abbiano generato una forza tale da mettere in discussione la dimensione immutabile e intoccabile per eccellenza, calcolata con i secondi e percorribile in una sola direzione da ogni essere umano.
Sono così diventati eterni.
Di certo, non è la prima volta che il tema dell’arredamento vintage viene affrontato nel suo complesso, soprattutto facendo riferimento all’evidenza del ritorno in auge che lo vede protagonista. Anziché ritorno, però, sarebbe meglio definirlo come un costante accrescimento d’interesse nei suoi confronti e un ritrovamento nel piacere della scoperta di ciò che il passato può offrirci. Questo non ne riduce l’interesse, bensì legittima a non trascurare un fenomeno che, sotto gli occhi di tutti, è in continua espansione e accomuna sempre più persone, infiltrandosi anche nelle generazioni dei più giovani. Lungi dal rischiare un eccesso di nostalgia, dunque, ci sentiamo di scendere un po’ più nel dettaglio e, per riuscirci, abbiamo deciso di realizzare una serie di articoli – quello che state leggendo è solamente il primo – che abbracciano la tematica da diversi punti di vista e che, insieme, mirano a rendervi partecipi di un mondo a dir poco affascinante.
I dati lo confermano senza possibilità di obiezione: il mercato dell’arredamento vintage sta accrescendo la propria portata con un andamento che, di anno in anno, vede coinvolgere nelle sue dinamiche sempre più clienti e, di conseguenza, una valanga di nuove realtà che nascono per soddisfare la richiesta mai stata così presente. Solo in Italia, per esempio, nel corso del 2020 si è registrato un movimento che ha visto ben 23 milioni di persone vendere e acquistare arredamento nel settore parallelo dell’usato (dati provenienti da uno studio condotto da DOXA). È vero, il mercato dell’usato non corrisponde necessariamente a quello del vintage, ma si può dire che la maggior parte degli articoli in questione siano proprio pezzi più o meno conosciuti di design, talvolta firmati da noti produttori o da acclamati autori, talvolta letteralmente anonimi, anche se intrisi dello spirito di un’epoca che continuano a portarsi dietro da decine di anni. Non possiamo dimenticare, però, che complice di questa impennata è stata anche la difficile situazione pandemica. Avendo per forza di cose trascorso gran parte del nostro tempo all’interno delle mura domestiche, l’attenzione di molti – soprattutto dei più giovani – che prima era rivolta più specificatamente all’abbigliamento e all’apparenza, ha cambiato nettamente rotta per spostarsi sulla cura, la selezione e l’apprezzamento degli oggetti che arredano casa.
Molti di noi, dunque, hanno visto in prima persona crescere il proprio interesse verso la minuziosa ricerca di oggetti capaci di tenerci compagnia, di trovare spazio nelle nostre abitazioni arricchendole con un tocco di gusto ed estro creativo e, soprattutto, di fare da specchio alla personalità di ognuno di noi. Non poche volte questa attività è andata a parare proprio sul Vintage Furniture, evitando di relegarsi esclusivamente a quella fascia di arredi low cost e di facile reperimento che, per la sbandierata comodità d’acquisto, tentano di assopire la nostra curiosità. A testimoniare questa tendenza, poi, non si aggiungono solo i numerosi casi di appassionati, ma anche le grandi aziende del settore che frequentemente arricchiscono i propri cataloghi con riedizioni di arredi provenienti direttamente dalla seconda metà del secolo scorso.
Dobbiamo prestare attenzione, però, a non confondere l’interesse per preziosi pezzi di arredamento vintage con quella che sembra essere a tutti gli effetti la moda della casa arredata ricercatamente e sapientemente condivisa sui social. In quel caso, tutta la magia svanisce in un batter d’occhio: possedere capolavori da sogno, come l’ambitissimo Ultrafragola di Ettore Sottsass Jr (1970), per ostentarli come beni di lusso e simboli di esclusività presenti anche nella sfera “privata”, è ciò che più di tutto va contro lo spirito della riscoperta di pezzi vintage. La strada giusta da intraprendere è invece quella indirizzata verso il piacere della scoperta e l’ammirazione di ciò che si riesce a scovare. A questo, poi, si aggiunge un’intera altra dimensione rivolta al recupero di beni che non smettono di offrire emozioni e svolgere le funzioni per le quali sono nati. È vero, non per forza l’attenzione alla sostenibilità ambientale deve essere il motore di ogni nostra azione ma, come accade nel fashion, l’interesse di cui gode il second-hand possiede anche un sostanziale contributo al miglioramento dell’impatto che il nostro stile di vita ha sul pianeta Terra. Acquistare un oggetto tenendo conto esclusivamente della convenienza economica e assicurandosi al massimo che trovi corrispondenza con quanto siamo abituati a vedere sul feed di Instagram, il più delle volte porta a concludere delle scelte impulsive, che non sono accettabili nell’ottica in cui più consumi equivalgono a maggiori danni. Al contrario, uno scenario in cui l’oggetto che ci si aggiudica è frutto di passione, impegno e dedizione nel reperirlo, fa sì che aumenti il suo valore percepito e di conseguenza più difficilmente sarà abbandonato per lasciare spazio ad altro. Ecco quindi che, tornando al parallelismo con la moda, anche per l’arredamento è da preferirsi un approccio di riscoperta e valorizzazione del passato, capace di dare nuova vita a beni altrimenti destinati all’oblio.
Come si diceva, anche da parte di molte aziende del settore, negli ultimi anni, si sta registrando un crescente e comune movimento d’interesse verso progetti vintage. Tralasciando quei pezzi che dalla loro uscita avvenuta nel XX secolo continuano ad essere prodotti ancora oggi, anche in questo caso non si può comunque parlare di second-hand e di mercato dell’usato, nonostante una tendenza così evidente funga da vera e propria cartina tornasole per l’interesse generale rivolto verso la cultura progettuale, che ha reso il design italiano il più apprezzato al mondo. Sono in tanti ad essere interessati ad oggetti vintage e quindi anche le più importanti imprese dell’arredamento made in Italy hanno deciso di muoversi per dare risposta alla richiesta. Più in particolare, cercando di dare uno sguardo complessivo a quanto sta accadendo nella produzione di alta gamma italiana, si possono individuare due casi che coinvolgono la presenza del vintage all’interno dei più recenti cataloghi.
Il primo riguarda la riedizione di prodotti, da sedie e divani, a tavoli e lampade, che storicamente appartengono alla seconda metà del Novecento, ma la cui produzione è andata incontro a un’interruzione, per poi essere ripresa in mano solo oggi. A pensarci bene, però, si tratta di una pratica che già negli anni ’60 era stata messa in campo da visionari imprenditori del design, come Dino Gavina e Cesare Cassina, che sono andati a ripescare prodotti iconici degli anni ’10,’20 e ’30 per riproporli in edizioni di impeccabile manifattura (si sta parlando di progetti firmati da grandi maestri come Marcel Breuer, Mies van der Rohe e Le Corbusier). Alcuni degli esempi più attuali sono l’amatissimo divano modulare Camaleonda di Mario Bellini (1970) prodotto nuovamente a partire dal 2020 da B&B ITALIA e la lampada da terra Bul-Bo di Gabetti e Isola, un progetto meno conosciuto ma realizzato tra il 1968 e il 1971 per il Centro Residenziale Olivetti e oggi riproposto da Axolight. Oppure la riproposta nella colorazione originale del 1973 in blu, giallo e rosso della lampada 265 di Paolo Rizzato ad opera di Flos, ma anche la poltrona SUPERCOMFORT (1964) di Joe Colombo che verrà presentata al prossimo Salone del Mobile da B-Line.
Il secondo caso, invece, riguarda l’industrializzazione e la messa in produzione di progetti, sempre provenienti dalle mani di grandi pilastri del design, che successivamente al periodo di ideazione non sono riusciti a vedere la luce di una reale entrata sul mercato. Si tratta prevalentemente di arredi e oggetti che sono rimasti rinchiusi, sotto forma di disegni tecnici o schizzi solamente abbozzati, per decine di anni negli archivi di fondazioni, società o nelle case passate in eredità ai figli dei designer in questione. Solo ora, però, la sinergia generata dallo spiccato interesse rivolto al vintage e la disponibilità produttiva e culturale delle aziende ha reso finalmente possibile vedere concretizzati anche questi progetti per molto tempo dimenticati. È il caso, per citarne uno, della lampada Diabolo che Achille Castiglioni ideò per Flos nel 1998, all’età di 80 anni, ma la cui produzione venne interrotta per problemi derivanti dal meccanismo di saliscendi caratterizzante il prodotto. Solo oggi, grazie a studi che hanno perfezionato i dettagli di funzionamento, possiamo trovare a catalogo anche questo strabiliante progetto del più conosciuto designer italiano.
Ciò appena descritto, tuttavia, rischia comunque di essere una sezione del settore esclusivamente destinata a coloro che possono permettersi di spendere cifre considerevoli per unici e ricercati pezzi d’arredo. Il Vintage Furniture viene in nostro soccorso proprio qui, permettendoci di mettere le mani su prodotti altrettanto importanti, qualitativamente eccellenti e spesso degli stessi designer oggi rieditati, ma a cifre decisamente più abbordabili, tenendo in conto che al massimo dovremmo adoperarci per riportare allo splendore un oggetto trovato in condizioni non proprio splendenti.
Ecco che, giunti ad essere maggiormente consapevoli delle possibilità che l’arredamento vintage può offrirci e di come questo stia sempre di più spostando l’attenzione verso la valorizzazione di pezzi datati, non ci deve sembrare strano ritrovarli all’interno delle più disparate situazioni. Non è raro, infatti, scorrere i contenuti del proprio feed Instagram e imbattersi in alcuni post dove, o come protagonisti, o come più discrete comparse, sono ritratti esemplari di questa tipologia di arredi. Per citare solo alcuni esempi, vi suggeriamo di prestare attenzione quando riguarderete i profili dei grandi brand di abbigliamento come Off-White, ma anche dei marchi fast fashion come Zara, perché siamo sicuri che riconoscerete molti prodotti di cui abbiamo parlato. Oppure prendete da esempio quanto vi abbiamo raccontato recentemente sul rarissimo divano vintage di Pharrell Williams, o ancora, ricordatevi di tutte quelle volte che avete visto altri artisti come Kanye West, Drake, Asap Rocky o Frank Ocean trovarsi seduti su iconici capolavori. E non mancano ovviamente le comparse sul grande schermo e all’interno di serie tv di successo: in pochi lo sapranno, ma nella colossale abitazione di Whiterose, la grande antagonista di Elliot Alderson in Mr. Robot, è presente la Tube Chair (1969) del designer italiano Joe Colombo. Video musicali, shooting fotografici per campagne pubblicitarie di moda, ma anche nuovi film e le incredibili case di creativi contemporanei sono solo alcuni esempi che tracciano, come punti nodali di un più ampio percorso, l’inarrestabile ascesa del fascino di oggetti che, per citare l’inizio di questo articolo, sono letteralmente “senza tempo”.